domenica 30 agosto 2009

DOCUMENTO D'INTENTI PER DARE CONTINUITA' AL PROGETTO POLITICO "L'UNIONE DELLA SINISTRA-ITALIA DEI VALORI" SPERIMENTATO A SAN MARTINO SICCOMARIO

Introduzione: il dato politico generale

L'Italia, in questo preciso momento storico, sta attraversando un momento irto di difficoltà sia dal punto di vista politico-istituzionale che economico-sociale.
Se partiamo dal quadro che esce dai risultati delle appena trascorse elezioni europee non possiamo non notare una situazione di preoccupante stagnazione dello status quo.
C'è a destra un blocco elettorale composito e difficile da erodere incarnato da Berlusconi e dal dato culturale del "berlusconismo" accompagnato e fin'ora stretto da una consolidata e interessata alleanza con la Lega Nord sempre più determinante, soprattutto nelle regioni del Nord (qui si pone davvero all'attenzione di sociologi, storici, antropologi ed economisti la "questione settentrionale"; il rovescio della medaglia che poneva Gramsci nei suoi quaderni quando parlava di "questione meridionale") per dare ossigeno e sopravvivenza alle ragioni di questa coalizione e per farla stare in piedi dal punto di vista numerico. La Lega Nord, in tendenza rispetto al resto d'Europa (e una tendenza preoccupante) non è "una costola della sinistra" come qualche sprovveduto benpensante vuole far passare. Questo movimento politico rappresenta le istanze più basse e volgari di parte dell'elettorato italiano e, facendo leva sulla creazione di false paure e creando bisogni simulati a livello inconscio, riesce così a intercettare una quota di consenso elevata raccogliendola in quella parte di società culturalmente povera, non disposta a perdere nessun tipo di privilegio e non disposta a ri-conoscere il concetto di condivisione con l'altro. Xenofobia, razzismo, difesa di una tanto proclamata, quanto effimera "identità" (in un mondo in movimento) e utilizzo delle istituzioni per instaurare una sorta di potere tra il localista e il potentato personale, stante la situazione politico-sociale-cultura le che prima si diceva, sono l'insieme perfetto per il perpetuarsi di un consenso che sta diventando esso stesso "sistema". Un sistema dei peggiori ovviamente.
Con cio' la destra potra' conoscere nei prossimi tempi un'implosione dettata essenzialmente dalla figura ormai screditata e impresentabile, soprattutto a livello internazionale (sull'interno e' inutile dilungarsi circa il potere politico-istituzionale-economico e mediatico di Berlusconi), dell'attuale Presidente del Consiglio.
Potranno così verificarsi all'interno di questa parte politica scomposizioni e ricomposizioni che potrebbero mutare il quadro della destra nei suoi assetti ma non nella propria forza elettorale, almeno nel medio periodo.
Davanti a questo quadro piuttosto preoccupante cosa si registra dall'altra parte?
Una situazione altrettanto problematica.
Il Pd, eroso nei consensi quanto il Pdl che non ha ancora determinato la sua "natura " in termini di profilo politico di appartenenza generale. Il Pd, oggi, si conferma come forza politica di maggioranza relativa nel contesto del centrosinistra ma il suo progetto iniziale di unire i diversi riformismi italiani risulta fallito. Per insuccesso elettorale e perché determinato soltanto da un progetto di vertice che non trova la sua ragione per stare insieme. E' un contenitore vuoto, non privo di contraddizioni, in cui si sommano soltanto le classi dirigenti, tenute insieme da autoreferenzialità ed esercizio del potere fintanto che esisterà una rendita di posizione, dei precedenti partiti Ds e Margherita. Un partito neocentrista non convito del suo stato-in-luogo. Le "reductio ad unum" nell'agone della politica italiana non hanno pagato in passato e continuano a non pagare nel presente.
A sinistra del Pd non si sta certo meglio. In soli quattro anni si è riusciti a disperdere un patrimonio politico ed elettorale pari quasi al 13 % della società. Lotte intestine, sopravvivenza dei gruppi dirigenti, la partecipazione non determinante nell'ultima esperienza del governo Prodi, il fallimento annunciato del progetto dell'Arcobaleno, la mancanza di un progetto politico forte, condivisibile e riconoscibile dal nostro elettorato hanno fatto il resto balcanizzando questa area strategica, importante e vitale della poltica italiana.
L'unica forza che si afferma è l'IdV raddoppiando i consensi e capitalizzando la credibiltà acquisita in questi anni come unico polo di interdizione e di opposizione (sia parlamentare che generale) a Berlusconi e al suo governo. Consenso guadagnato ponendo i temi della legalità, della libertà di espressione, della giustizia, del rigore morale del rispetto delle regole e della Costituzione a riprova del fatto che un'opposizione incalzante il governo su questi temi ha ragione d'esistere e ha un suo fondamento. L'IdV riempe giustamente un vuoto lasciato scoperto da altri.
In mezzo c'è l'Udc che si conferma nei suoi consensi appena superiori al 5%.
E un dato d'astensione enorme per la storia d'Italia da ricercare (in larga misura) nell'elettorato del centrosinistra non più motivato. Un altro elemento di preoccupazione e da considerare seriamente.
Con ciò, stante questa fotografia, non esiste oggi una credibile alternativa a questo screditato centrodestra. Non c'è un progetto credibile, una seria proposta alternativa al modello di società proposto e imposto dalla destra; non ci sono idee forti, non c'è una leadership autorevole; non c'è un comune sentire, non c'è una capacità di "fare alleanze" che sappiano stare insieme per governare questo paese regredito dal punto di vista economico, morale e culturale. Non c'è un progetto per un centrosinistra rinnovato e competitivo. Anche se, una larga parte del paese, ne ravvisa la necessità. La politica nazionale purtroppo sconta un grave ritardo nell'andare incontro a queste esigenza e nel formulare proposte conseguenti.

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